Il
fantasma dell’Opera. Arthur Lubin. 1943. USA.
Attori: Claude Rains, Nelson
Eddy, Susanna Foster, Hume Cronyn.
Durata: 92’ min.
Titolo
originale: Phantom
of the Opera
Parigi. Il violinista Claudin termina il suo rapporto con
l’orchestra dell’Opera a causa della sua vecchiaia. Innamorato della
giovanissima cantante Christine Dibois, alla quale s’interessa segretamente
pagandole anche le lezioni di canto, è costretto a vendere una sua opera pur di
trovare di che vivere. Scopre invece che il maestro al quale ha domandato la
pubblicazione è in procinto di soffiargliela e quindi si vede costretto ad
aggredirlo, ma nella colluttazione rimane sfigurato da una vaschetta piena
d’acido. Claudin si rifugia allora nei meandri dell’Opera e cerca di far di
tutto pur di far diventare Christine una diva, scegliendo anche la via
dell’omicidio. Sulle sue tracce si mette sia la polizia che il suo fidanzato,
cantante anch’egli, ed è organizzata una particolare rappresentazione dove
manca proprio il talento della giovane Christine. Claudin, che dopo l’incidente
si aggira con una maschera che gli copre il viso, decide di vendicarsi
tagliando le catene di un grosso lampadario, sfiorando la strage. Rapita
Christine, la conduce nei sotterranei dell’Opera per averla al suo fianco tutta
la vita. Duettando con la donna, è riconosciuto il suo nascondiglio dalla
polizia ed il povero violinista muore fra le macerie del luogo a causa
dell’effetto della detonazione di un colpo di pistola.
Seconda rappresentazione cinematografica ufficiale
dell’omonimo romanzo di Gaston Leroux, sceneggiata da E. Taylor, S. Hoffenstein
e J. Jacoby. Lubin preferisce però dare maggiore spazio all’ambiente in cui si
svolge la storia (molte sequenze riguardano le rappresentazioni teatrali e sono
poco funzionali alla trama anche se molto interessanti dal punto di vista
scenografico) piuttosto che al personaggio principale, sul quale almeno non
indugia nel momento in cui è mostrato il suo volto sfigurato (zoom efficace e
diretto). Interessante anche l’uso del colore, particolarmente acceso nelle
sequenze in teatro e adatto per contrastare l’ambiente grigio dei sotterranei,
oltre che l’ombra stessa del fantasma. Intelligente costruzione della trama
anche attraverso l’uso delle inquadrature: diverse panoramiche dall’alto che
sembrano impallate dal grande lampadario, presagiscono invece il tentativo di
Claudin di fare una tragedia segando la catena che lo sorregge. Bravi tutti gli
attori, una pellicola godibile, hollywoodiana e senza troppe pretese. Più
barocco che gotico. Vinse due Oscar: uno per la fotografia ad Hal Mohr e W.
Howrad Greene ed uno per la direzione artistica di Alexander Golitzen e John B.
Goodman. Esiste un piccolo errore di fotografia purtroppo: durante la scena in
cui Christine prende lezioni di canto, un carrello verso sinistra mostra
l’ombra dell’operatore su una colonna bianca.
Bucci Mario
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