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Per un pugno di dollari
Anno: 1964
Regista: Sergio Leone;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Per un pugno di dollari. Sergio Leone. 1964. ITALIA.

Attori: Clint Eastwood, Gian Maria Volonté (John Wells), Marianne Koch, José “Pepe” Calvo, Wolfgang Lukschy, Sieghardt Rupp, Mario Brega.

Durata: 100’

 

 

San Miguel, Messico, confine con gli Stati Uniti, un paese dove le donne sono tutte vedove ed il becchino ha imparato a costruire le bare ad occhio. Un americano senza passato, arriva nella cittadina e scopre che due famiglie, quella messicana dei Rojo e quella americana dei Baxter sono in guerra fra loro per gestire il mercato clandestino di armi ed alcolici (la prime ha in mano quello delle armi e la seconda quello degli alcolici). Dopo aver ucciso quattro uomini dei Baxter (perché avevano sparato al suo cavallo), è assoldato dai Rojo. Seguendo Ramon Rojo al confine, scopre che questo ha eliminato l’esercito messicano simulando uno scontro con quello americano, per impadronirsi dell’oro che questi erano disposti a scambiare per le armi. Di ritorno dal confine i Rojo propongono una tregua ai Baxter, con l’intenzione di calmare le acque nel caso i due paesi decidessero di aprire un’inchiesta, per poi ucciderli dopo la sua conclusione. Il solitario cowboy allora informa i Baxter delle vere intenzioni dei messicani e assicura loro che due sopravvissuti al macello si sono rifugiati nel cimitero (in realtà due cadaveri che egli stesso ha appoggiato ad una lapide). Vende la stessa informazione anche ai Rojo, con l’intenzione di farli uccidere fra di loro. Nel frattempo, di notte, entra nella tenuta dei Rojo per scoprire dove questi nascondono l’oro sottratto all’esercito e rapisce Maria Sol (donna rubata al marito da parte di Ramon). Offrendo la ragazza come merce di scambio ai Baxter per riavere Antonio (fatto prigioniero dai Rojo nel conflitto al cimitero) l’americano senza passato si arricchisce e continua il sodalizio con la famiglia messicana. Durante una festa prima della partenza di Ramon, dove tutti si ubriacano, l’americano torna alla tenuta dei Rojo e rapisce Maria Sol consegnandola al marito ed al figlio e dando loro la possibilità di fuggire con il denaro che ha guadagnato. Di ritorno trova Ramon che, a causa di un guasto alla sua carrozza, non è potuto partire ed è convinto che lui sappia che fine ha fatto Maria Sol. Dopo essere stato torturato, l’americano riesce a fuggire ed a preparare la sua vendetta. Convinti che sia in casa dei Baxter, i Rojo distruggono la famiglia con un assalto e la mattina dopo si trovano tutti contro l’americano, tornato in paese per finire il suo lavoro. Coperto da un’armatura di metallo nascosta sotto il poncho, l’americano uccide tutti i Rojo. San Miguel può tornare a vivere.

Prendendo spunto da La sfida dei samurai (1961) di Kurosawa (che citò per plagio Leone ottenendo tutti i diritti del film sul mercato orientale ed il 15% su quello occidentale) Leone dà inizio ad un filone che presto prenderà il posto del classico western all’americana. Caratterizzato dal barocco delle inquadrature e dei primi piani dei personaggi, sorretto dalle indimenticabili note di Ennio Morricone (Dan Savio) che perfettamente si sposano nella temporalità di immagini e musiche, lo spaghetti-western inizia con questo capitolo e si consoliderà come cinema di meta proprio nelle mani del regista italiano (che fu costretto all’inizio ad usare pseudonimi stranieri per tutti i collaboratori pur di ottenere successo al botteghino, egli stesso firmandosi con Bob Robertson in memoria del padre Roberto Roberti, regista del muto). Al mito degli indiani ed alla continua ed estenuante lotta-confronto fra le due culture, Leone sostituisce il mito dei soldi, dei dollari, che nella quantità di un pugno si mostrano ugualmente fonte di crimini (contrabbando ed omicidi). Nelle sue mani, attraverso la sua lente, gli uomini tornano al disilluso realismo della crudeltà, in cui tutti sono disposti ad uccidere (la morte di Consuelo nel finale per opera del fratello di Ramon) in un caos che è la frontiera degli interessi. Al modello hollywoodiano si oppone così il manifesto italiano del nuovo cinema western (paragonabile solo a quello decadente di Peckinpah) caratterizzato da violenza, suspence, e da attori che diventano presto immagini e pretesto. L’origine del western di Leone vanta in più radici di tutto rispetto che affondano nel terreno della cultura classica (“Omero è il più grande scrittore di western…” dice in un’intervista il regista), e soprattutto del teatro, dal quale trae spunto per il personaggio dell’americano senza nome (Servitore di due padroni di Goldoni). Il western di Leone diventa presto realtà dell’ingenuità (parole dello stesso regista in intervista presente nella versione su dvd) che si ripresenta nell’adulto come distacco dalle conseguenze delle proprie azioni (la morte). Fotografia di Massimo Dallamano (Jack Dalmas), scene e costumi di Carlo Simoni (Charles Simons), operatore alla macchina da presa Stelvio Massi (Steve Rock, prossimo regista dei polizieschi all’italiana con il suo vero nome), sceneggiatura di Sergio Leone e Duccio Tessari. Girato in Almeria, un’arida regione della Spagna, per Clint Eastwood è l’inizio della sua fortunata carriera (il poncho che indossa diventerà un feticcio portafortuna nei due film che seguirono questo). Per apprezzare la bravura del nostro Gian Maria Volontè (che vantava già una lunga carriera teatrale) basta osservare come si muove nella scena in cui incontra Eastwood per la prima volta. Costato centoventi milioni, incassò quasi due miliardi e fu venduto in mezzo mondo (uno dei più grandi successi del cinema italiano). Nella memoria del cinema il duello finale con Ramon Rojo che, dopo aver spiegato all’americano che “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto”, muore perché quello gli dimostra invece che per caricare un fucile ci vuole più tempo che a caricare una pistola. Nel Dizionario del cinema italiano-Di Giammatteo, la famiglia dei Baxter si trasforma in Morales (???!!!).

 

 

Bucci Mario

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