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Milano Odia: la polizia non può sparare
Anno: 1974
Regista: Umberto Lenzi;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Milano Odia: la polizia non può sparare. Umberto Lenzi.  1974. ITALIA.

Attori: Tomas Milian, Henry Silva, Laura Belli, Gino Santercole, Guido Alberti, Ray Lovelock

Durata: 100’

 

 

Giulio Sacchi è un rapinatore da quattro soldi. È fidanzato con una donna che lavora in una ditta che lui ha preso di mira. Sempre ubriaco ed a caccia di denaro facile, pensa di fare il colpo della vita sequestrando la figlia del ricco imprenditore ed ottenere mezzo miliardo in riscatto. Si mette d’accordo con altri due delinquenti alle prime armi ed il sequestro degenera in una serie d’agghiaccianti delitti. Il commissario della polizia non sa quale pista battere sino a che sul fondo di un lago non è rinvenuto il cadavere della fidanzata di Sacchi, nell’automobile usata per fare il sequestro. Nel frattempo la banda riesce a mettersi più volte in contatto con la famiglia della vittima e riesce ad ottenere un appuntamento per la consegna dei soldi. Preso il denaro, Sacchi prima uccide ugualmente la ragazza e poi il Tabaccaio, uno dei suoi complici, perché mostratosi contrario all’uccisione della sequestrata. Morto anche l’altro compare, Sacchi riesce ad ottenere un alibi da Majone, proprietario di una sala giochi, ed evita la carcerazione. Il commissario, rimasto zoppo in uno scontro a fuoco di notte alla baracca, torna in strada per vendicarsi su Sacchi, sparandogli fuori di un bar.

Violento rifiuto, escalation di rabbia contro il denaro e per il denaro (A me ha sempre fatto un po’ schifo la gente che vive solo per i soldi dice Sacchi prima di violentare un’intera famiglia). Il regista ci tenne a precisare che per lui questi ragazzi vivevano una violenza così devastante che non potevano finire altro che nel terrorismo (Stracult – scheda del film). A parte questo, la sceneggiatura di Gastaldi ha meno buchi di quanto ci si aspetti; Tomas Milian è oltre ogni limite, drogato, ubriaco, sadico come non mai (l’assalto alla villa è d’incredibile forza). Musiche di Ennio Morricone che sin dai titoli d’apertura fanno da marchio di qualità del film. Henry Silva ha il ruolo del rigidissimo commissario Grandi, gli altri attori sono i tanti feticci cinematografici di Lenzi e del cinema di genere, tutti (o quasi) perfettamente a rappresentare una maschera fine alla narrazione. Un poliziesco duro, forse un po’ datato, ma che ha sicuramente ancora la forza di colpire lo spettatore con la sua folle escalation di violenza. Umberto Lenzi calca la mano. Duro, forte, in ogni modo scorretto.   

 

 

Bucci Mario

        [email protected]