La
montagna di luce. Umberto Lenzi. 1965. ITALIA.
Attori: Richard Harrison,
Luciana Gilli, Wilbert Bradly, Daniele Vargas
Durata: 104’
Allan, esperto ladro in fuga da New York, perde
un’esorbitante cifra a poker con l’amico rajah, nel suo impero indiano.
Costretto a fuggire, s’imbatte nel fachiro Sitama, ambiguo uomo del posto,
portato per le truffe, e che decide di fare coppia con lui. Entrambi puntano
alla Montagna di luce, uno splendido diamante custodito sulla fronte di
un’enorme statua di Buddah, in un’affollata e controllatissima pagoda. La
pietra, di oltre 200 carati, è segnata dalla maledizione del dio, ma la coppia
decide ugualmente di rubarla. Avvenuto ciò, la coppia si divide perché Allan ne
approfitta per abbandonare Sitama in una trappola per tigri. Arrivato a
Calcutta, dove avrebbe dovuto vendere la pietra, ritrova il fachiro che, con
una squadra di ladroni e finti mendicanti, incomincia a dargli la caccia per le
vie della città. Aiutato da una ballerina, Allan riesce a sfuggire più volte ma
alla fine cade preda del complotto: in realtà Sitama è al servizio del rajah
che aveva organizzato tutto pur di avere quella pietra. Convinto dalla
ballerina, in punto di morte, a riconsegnare la pietra in caso fossero scampati
alla sorte, Allan è costretto a mantenere la promessa perché questa gli salva
la vita. In realtà, non è l’originale che egli deposita nella fronte del
Buddah, ma la popolazione non se ne accorge ed egli potrà vendere la pietra
preziosa ad un mercante amico della regina d’Inghilterra.
Fiacca partecipazione del bravo regista italiano al genere
avventuroso. Ispirato dall’omonimo romanzo del grande scrittore Emilio Salgari,
questo lavoro si contrae e non respira per effetto di costanti, brutti e
bruschi passaggi scenografici e narrativi (deserto, giungla e città affrontati
a tempo di un passo). Indisponente la recitazione di Richard Harrison,
rinforzata da un superficiale tema delle diversità culturali, che spesso
scadono in offese che non apportano sorrisi. Interessante il finale, comunque
scontato, e nel quale il protagonista si rivolge al pubblico e collega la
fantasia della storia alla realtà della corona d’Inghilterra. Tutto il resto
lascia, purtroppo, indifferenti. Gli esterni sono stati girati in Malesia.
Bucci Mario
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