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Oscar insanguinato - Theatre of blood
Anno: 1973
Regista: Douglas Hickox;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Gran Bretagna;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Oscar insanguinato. Douglas Hickox. 1973. GB.

Attori: Vincent Price, Diana Rigg, Robert Morley, Ian Hendry, Harry Andrews, Diana Dors, Jack Hawkins, Dennis Price.

Durata: 105’

Titolo originale: Theatre of blood

 

 

1972. Il critico George Maxwell è fatto a pezzi da un gruppo di barboni ubriachi al soldo di Edward Lionheart, un attore di teatro che egli riteneva morto da due anni. Di fronte al suo pubblico di reietti, che assieme a lui occupa un vecchio teatro decadente ed abbandonato, aiutato dalla figlia Edwina, anch’ella nel mondo del cinema, il folle attore uccide un altro critico trafiggendolo con una lancia e ne fa trasportare il cadavere da due cavalli in corsa, al funerale di Maxwell. Un altro critico muore decapitato e la testa è fatta recapitare a casa di Devlin, il critico che per ultimo stroncò la carriera di Lionheart, causandone il suicidio. Devlin intuisce come stanno le cose e cerca di convincere l’ispettore che sta seguendo le indagini, della colpevolezza di Lionheart il quale, sta eseguendo, con l’aiuto dei suoi barboni, gli omicidi con un criterio: sta rappresentando le morti nelle tragedie di Shakespeare. Un altro critico nel frattempo viene ucciso e gli è strappato il cuore che è puntualmente fatto recapitare a Devlin, mentre un altro ancora è fatto affogare in una botte di vino. L’ispettore allora, decide di arrestare Edwina perché convinto che sia lei l’assassina e non il padre, che egli ritiene invece defunto. In un palazzetto sportivo dove si pratica la scherma, Devlin incontra Lionherat che lo sfida, lasciando però che sopravviva per il gran finale. Nel frattempo continua ad uccidere secondo i criteri shakesperiani: induce un critico ad uccidere la moglie per gelosia, e lo fa incarcerare; ne uccide un altro facendolo soffocare con la carne dei suoi cani preferiti; frigge la testa ad un’altra, bruciandola con un casco da parrucchiere. Edwina allora, rilasciata perché intanto gli omicidi sono proseguiti ugualmente, contatta Devlin e gli annuncia che suo padre, che ella finge di scoprire vivo, l’ha contattata per costituirsi. Devlin cede al tranello e si ritrova legato nel teatro, con due lame roventi che gli puntano gli occhi, obbligato a vedere l’attore inscenare la notte delle premiazioni che lo avevano visto escluso dal più grande riconoscimento. La polizia però, dopo aver trovato un barbone, riesce a raggiungere il teatro mentre Lionheart gli sta dando fuoco. Salvato Devlin, l’attore morirà assieme alla figlia avvolto tra le fiamme.

Se la pellicola di Hickox non sovrabbondasse di granguignolesco, sarebbe una perfetta commedia inglese intrisa di frizzante humour nero. Agli effetti speciali bizzarri e comunque convincenti, di John Stear, corrispondono una serie di situazioni grottesche che rendono questa pellicola godibile e leggera, non ostante una scia di cadaveri ed omicidi truculenti. Un omaggio al teatro inglese, ed una non velata disapprovazione ad una serie di giudizi che spesso la critica offre sul lavoro degli attori, sono le componenti più importanti di questa bizzarra e grottesca pellicola. Alla frizzante e folle sceneggiatura, il regista lega immagini barocche, a tratti coraggiose (il primo omicidio, con il volto del morto, il sangue che cade a gocce e Vincent Price che si svela) e che cercano sempre il primo piano (di attori quanto di oggetti sulla scena). Gigione ed in vena di eccessi (memorabile la scena in cui è travestito da parrucchiere alla moda) Vincent Price è davvero a suo agio, fra teatro e cinema. Molto bella Diana Rigg. Scritto da Anthony Greville-Bell, in realtà la struttura portante della storia si rifà molto a quella del precedente L’abominevole dr. Phibes (1971) di Robert Fuest ed interpretato sempre da Vincent Price. Due pellicole entrambe datate ma godibili.

 

 

Bucci Mario

        [email protected]