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Sedotta e abbandonata
Anno: 1963
Regista: Pietro Germi;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Sedotta e abbandonata. Pietro Germi. 1963. ITALIA.

Attori: Saro Urzì, Stefania Sandrelli, Aldo Puglisi, Lando Buzzanca, Leopoldo Trieste, Umberto Spadaro, Mimmo De Ninno

Durata: 125'

 

 

Sicilia. Dopo un sostanzioso pranzo, tutta la famiglia Ascalone è a riposo. Agnese, sedicenne religiosa ed attraente, è l’unica che non riposa dopo aver pranzato, impegnata a studiare Leopardi. Peppino, fidanzato della sorella, invitato anch’egli a pranzo, riesce a sedurla. Agnese decide di soffrire con la penitenza piuttosto che di parlare alla famiglia dell’avventura, ma scrivendo una lettera a Peppino, è scoperta dalla madre. Il padre allora la rinchiude nella sua camera da letto, mentre sull’altro fronte si rivolge alla famiglia di Peppino per obbligare il ragazzo al matrimonio riparatore. Dopo una serie di zuffe tra le due famiglie, un tentato omicidio da parte del fratello grande di Agnese (Lando Buzzanca), ed il rapimento di Agnese per mano dello stesso Peppino, finalmente si giungerà al matrimonio.

Scritta a più mani (Germi, Age, Scarpelli e Vincenzoni che guadagnarono un Nastro d’argento) questa commedia dai toni pesanti descrive la Sicilia puntando al cuore del suo pensiero d’onore, maschilista e patriarcale. È la figura di Urzì (il padre di Agnese) che, infatti, più risente dell’accaduto, e per il qual motivo s’impegna a salvare l’unica cosa che in Sicilia sembra avere sempre un valore, l’onore (come nel finale è ricordato con la lapide al defunto padre con su scritto “Famiglia ed onore” appunto). Attraverso questo filo conduttore della narrazione, si possono allora guardare tutti i giochi di sguardi, le smorfie, le liti, gli impicci della famiglia Ascalone.

Splendida la presenza della giovanissima Stefania Sandrelli, esaltata da una luce particolarmente chiara dell’isola ed impressionata per tutto il film, quasi non esistesse la notte. Musiche popolari scritte sul film stesso, prendono in giro la vicenda con una solennità propria dell’isola. La Sicilia come forse una regione diversa dal resto del Paese, attraverso gli occhi di un graduato che più volte si ostina a fare prove sulla cartina geografica per vedere come sarebbe l’Italia senza questa e che poi, dopo l’interrogatorio di Agnese, afferma “Non siamo mica a Trieste, se la signorina ha detto no, vuol dire che forse è sì”, come se in Sicilia anche il no ha un significato diverso dal consueto. Sottile critica anche del senso giuridico e religioso, sarà, infatti, il matrimonio l’unico modo per estinguere ingiurie, reati e a garantire l’unione. Molto belle le immagini dell’incubo del padre di famiglia (Urzì) e quelle della Sandrelli quando è obbligata, nel finale, al matrimonio riparatore, immagini tutte distorte, oniriche, fatte di volti, parole e siciliane presenze. Questo lavoro di Germi valse ad Urzì il premio a Cannes ed il Nastro d’Argento, stesso premio anche per Leopoldo Trieste. Un racconto beffardo, che nel dramma cerca il sorriso.

                       

 

Bucci Mario

        [email protected]