Sedotta
e abbandonata. Pietro Germi. 1963. ITALIA.
Attori: Saro Urzì, Stefania
Sandrelli, Aldo Puglisi, Lando Buzzanca, Leopoldo Trieste, Umberto Spadaro,
Mimmo De Ninno
Durata: 125'
Sicilia. Dopo un sostanzioso pranzo, tutta la famiglia
Ascalone è a riposo. Agnese, sedicenne religiosa ed attraente, è l’unica che
non riposa dopo aver pranzato, impegnata a studiare Leopardi. Peppino,
fidanzato della sorella, invitato anch’egli a pranzo, riesce a sedurla. Agnese
decide di soffrire con la penitenza piuttosto che di parlare alla famiglia
dell’avventura, ma scrivendo una lettera a Peppino, è scoperta dalla madre. Il
padre allora la rinchiude nella sua camera da letto, mentre sull’altro fronte
si rivolge alla famiglia di Peppino per obbligare il ragazzo al matrimonio
riparatore. Dopo una serie di zuffe tra le due famiglie, un tentato omicidio da
parte del fratello grande di Agnese (Lando Buzzanca), ed il rapimento di Agnese
per mano dello stesso Peppino, finalmente si giungerà al matrimonio.
Scritta a più mani (Germi, Age, Scarpelli e Vincenzoni che
guadagnarono un Nastro d’argento) questa commedia dai toni pesanti descrive la
Sicilia puntando al cuore del suo pensiero d’onore, maschilista e patriarcale.
È la figura di Urzì (il padre di Agnese) che, infatti, più risente
dell’accaduto, e per il qual motivo s’impegna a salvare l’unica cosa che in
Sicilia sembra avere sempre un valore, l’onore (come nel finale è ricordato con
la lapide al defunto padre con su scritto “Famiglia ed onore” appunto).
Attraverso questo filo conduttore della narrazione, si possono allora guardare
tutti i giochi di sguardi, le smorfie, le liti, gli impicci della famiglia
Ascalone.
Splendida la presenza della giovanissima Stefania
Sandrelli, esaltata da una luce particolarmente chiara dell’isola ed
impressionata per tutto il film, quasi non esistesse la notte. Musiche popolari
scritte sul film stesso, prendono in giro la vicenda con una solennità propria
dell’isola. La Sicilia come forse una regione diversa dal resto del Paese,
attraverso gli occhi di un graduato che più volte si ostina a fare prove sulla
cartina geografica per vedere come sarebbe l’Italia senza questa e che poi,
dopo l’interrogatorio di Agnese, afferma “Non siamo mica a Trieste, se la
signorina ha detto no, vuol dire che forse è sì”, come se in Sicilia anche
il no ha un significato diverso dal consueto. Sottile critica anche del senso
giuridico e religioso, sarà, infatti, il matrimonio l’unico modo per estinguere
ingiurie, reati e a garantire l’unione. Molto belle le immagini dell’incubo del
padre di famiglia (Urzì) e quelle della Sandrelli quando è obbligata, nel
finale, al matrimonio riparatore, immagini tutte distorte, oniriche, fatte di
volti, parole e siciliane presenze. Questo lavoro di Germi valse ad Urzì il
premio a Cannes ed il Nastro d’Argento, stesso premio anche per Leopoldo
Trieste. Un racconto beffardo, che nel dramma cerca il sorriso.
Bucci Mario
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