È interessante invece il regime del controllo. Nell'ascensore c'è un controllo vocale, e, nondimeno il controllo dell'uomo ombra o l'uomo vacuo, traducendo hollow, (e non senza ombra, verrebbe di dire, come suggerisce lo stupido titolo italiano) è fatto attraverso  una videocamera che per forza può ingannare, offrire immagini false. Quindi quasi un avvertimento: attenti perché l'occhio elettronico è pronto ad ingannare, o, quantomeno, facilmente cade in crisi: vedi per esempio le scene in cui il visore all'infrarosso è messo fuori uso dall'aumento della temperatura nel laboratorio causato dalle fughe di vapore. E naturalmente la manomissione di Sebastian della videocamera che controlla il suo riposo. Ma una riflessione sullo sguardo c'è già a partire dalla prima sequenza in cui Sebastian scorge attraverso la webcam il corpo dell'amante avversario nel letto.

Uno sguardo comune al bricoleur Boltanski, che crea dei ready made con oggetti-fantasma che stannno al posto di persone-fantasma, che non riescono a riemergere dal passato, avendo perso la loro identità. Anche nel caso dell'artista francese non si tratta di evidenziare il vero rispetto al falso, quanto rintracciare qualcosa di comune a tutti attraverso citazioni dal patrimonio dell'immaginario comune. Non si scopre nulla, si riconoscono oggetti, inquadrature,... si riempiono i vuoti.

"Mi ha sempre colpito molto la perdita dell'identità. Un concetto che riguarda da vicino anche gli oggetti. Quelli perduti sono quelli che non hanno più una storia, hanno cancellato una loro identità. Esiste un parallelo tra la fotografia di qualcuno che non sa più chi sia e un oggetto perduto che è rimasto soltanto qualcosa di inanimato. Esattamente come la fotografia che è ormai un'immagine sbiadita e non possiede più niente del suo proprietario". (Christian Boltanski)