Il nucleo tematico sembra essere il rapporto tra pulsione viscerale e condizione percettiva del corpo. Una dimensione politico sociologica sottesa al conflitto tra superficie ed interno, tra convenzionalità omologante e intimi desideri e pulsioni. Per questo O fantasma aveva una carica eversiva molto più forte, non fosse altro che in questo caso la scrittura del film si piega a un finale banale e di maniera

Fortissima è l'attenzione alla fisicità, paradossalmente proprio in un film dove invece l'evanescenza e la virtualità sembrano centrali; in realtà si ribadisce più volte la pregnanza dell'elemento ematico, il duello tra i due ex amanti si avviluppa attorno alla loro conoscenza dei fenomeni della fisica e delle reazioni chimiche. E questa forte presenza dell'elemento fisico è sintomo di una presenza del mondo nel momento in cui la certezza di esistenza si fa labile: la carica sessuale repressa e malata si scatena, come in un baccanale improvviso, quando l'imperativo categorico ("You should be working" è scritto sul soffitto della abitazione del genio) non riesce più a contenere e indirizzare le pulsioni, perché viene meno una tangibile legge naturale che spieghi le cose, riconducendole ad una etica. L'invisibilità, spostando la presenza di un uomo su un'altra dimensione, coinvolge l'intero sistema di riferimenti confermando l'onnipotenza del singolo. Buttato su un piano spettacolare è la medesima intuizione di O Fantasma, che era già in nuge in The Fly di Cronenberg (citata nella breve sequenza in cui l'uomo invisibile la schiaccia: Il richiamo a The fly suggerisce, secondo la tradizione classica della sf che ogni trasformazione del corpo è sempre molto pericolosa e produttrice di terribili conseguenze per la mente umana. Come dire che un certo modo di pensare dipende molto più dalle caratteristiche fisiche dell'organismo. I neuroni sono molto più dipendenti e influenzabili da nuove condizioni rispetto a quanto ci aspetteremmo. Così è la situazione particolare e contingente che produce reazioni imprevedibili), come nel revival della body art, ma soprattutto nei gelidi film di Haneke, dove un minimo scarto della realtà espelle dal sistema etico un soggetto che applica una sua presunta divinità nei confronti degli altri ancora appartenenti al mondo esterno. Sia in O Fantasma che nel film di Verhoeven i protagonisti sono presenze invisibili che si esprimono con le viscere, perché da visibili non si permettono di dare sfogo ai loro desideri. (Bellissima la scelta di Charlie big potato degli Skunk Anansie nel momento in cui decide di dare sfogo alla sua libido) Siamo di fronte ad una nuova espressione delle macchine desideranti dei filosofi della Nietzsche renaissance, macchine celibi che hanno trovato una nuova forma di esprimere il proprio desiderio represso dal mondo; adesso innanzitutto lo negano, sottraendovisi fisicamente e poi dalla loro nuova posizione conquistata di onnipotenza agiscono su quella realtà da cui non hanno tratto soddisfazione, procurandosela con violenza e nessuna remora. In O Fantasma è più sottile il processo perché la violenza è anche e soprattutto concentrata contro se stesso in modo da poter esprimere il contenuto interiore, ma anche in questo caso Sebastian mette in gioco il proprio corpo e lo esibisce nel più profondo del proprio intimo, in tutti i suoi apparati interni.

Parlare di evanescenza o virtualità sembra azzardato. Oltretutto il tema della carnalità è ricorrente nella cinematografia di Verhoeven. Come avevo sottolineato nella recensione al saggio di Canova, è pericoloso sottovalutare il  "vecchio" corpo umano (vedi anche Denti, la memoria stomatologica...), quindi anche la "vista", che rappresentano nel cinema contemporaneo gli elementi più forti sui quali costruire il racconto. E la paura/reazione è legata all'ansia di perdere il corpo che è pur sempre il segno manifesto dell'esistenza e dell'individualità. Tali elementi si confermano dominanti e irriducibili.

In questo caso l'assenza del corpo è illusoria. Il corpo è lì col suo peso misterioso, ne vediamo i segni impressi sul lettino, il corpo è sempre pesante, come materia pullulante di segreti e ossessioni pronte a liberarsi.
L'invisibilità non libera il corpo dalla sua pesantezza.