Il domandare di Hölderlin comincia nelle parole: "Dio è conosciuto?". Evidentemente no. Se lo fosse, come potrebbe mai, in quanto sconosciuto essere la misura? Tuttavia - e questo importa qui ascoltare e mantenere fermo - Dio, nell'essere che egli è, è per Hölderlin sconosciuto, e proprio in quanto è questo sconosciuto egli è la misura per il poeta. Perciò il poeta è turbato dalla sconcertante domanda: come può ciò che rimane nella sua essenza sconosciuto, diventare la misura? Ciò con cui l'uomo si misura, infatti, deve pur parteciparsi (sich mit-teilen), apparire. Ma se appare, allora è conosciuto. Eppure il Dio è sconosciuto ed è tuttavia la misura. Non solo: il Dio che rimane sconosciuto deve apparire come quello che rimane sconosciuto, in quanto si mostra come colui che Egli è. È la manifestazione (Offenbarkeit) di Dio e non anzitutto Lui stesso, quella che è misteriosa.
L'apparire del Dio consiste in un disvelamento che lascia vedere quello che si nasconde, ma lo lascia vedere non in quanto cerchi di strappare ciò che è nascosto al suo nascondimento, bensì solo in quanto custodisce il nascosto nel suo nascondersi. Questo apparire è la misura sulla quale si misura.
(Heidegger, "�Poeticamente abita l'uomo�")

E allora veniamo sballottati tra i riconoscimenti delle variegate forme divine ("Chi sei tu per vivere sotto tutte queste forme?") e l'impossibilità laica di accettarne manifestazioni tanto crudeli: si libera così una visione panica della natura, che è il secondo elemento che entra in gioco per attribuire un senso alla morte descritto in questo unico afflato che accomuna le voci-over dello spirito, perché se "tutti gli uomini sono volti di uno stesso essere", anche le loro voci sono soliloqui di uno stesso smarrimento: "Il buio dalla luce è il frutto di una sola mente, il tratto di un solo volto", con questa frase termina il montaggio distribuito nelle sale.


Cpt. James Staros

Il capitano (di origine greca e quindi rappresentante della filosofia prearistotelica, non metafisico) non rappresenta una terza via di realizzazione: la coerenza con la propria coscienza come missione, ma è un ruolo defilato e meno spirituale. La sua azione riconduce al mondo omerico, un mondo più naturale, ma non carico della potenza inquietante del gigantismo romantico e neanche del simbolismo esibito spesso nel film attraverso gli animali, gli uccelli in particolare: il capitano è la soluzione epica al confronto con la misura di tutte le cose; il suo è un ruolo relegato nella poesia pre-platonica, non più perseguibile:


"L'uomo può fare una cosa sola: crearsi un'isola attorno, una situazione che sia sua",


questa regola non può che applicarsi all'incontro con la propria soluzione al problema della metafisica, della morte, della misura delle cose; dunque Sean Penn (probabile reale alter ego del regista) nel suo ultimo dialogo monologante con Dio offre una soluzione temporanea :

"Se non devo incontrarti in questa vita, che almeno senta la tua mancanza"