"Ogni oggetto è un problema che non dà risposta", perché è un microcosmo intero (Ponge: "A l'intérieur l'on trouve tout un monde"). Ebbene la soluzione registica è quella di ruotarvi attorno - evocando il brano La fin de l'automne -, mentre la voce fuori campo recita un testo che non è quello di Ponge, ma vi si ispira, raddoppiando l'evocazione della ciclicità nella forma delle riprese e nel loro contenuto
Lo si vede nell'andamento del mulino, ripreso lateralmente, in modo che la sua rotazione occupi un altro aspetto, in profondità, della circolarità che percorre tutto il film, a partire dal pencolare tra la foto di Ponge collocata su un altarino (Lari evocati dal testo, mentre la macchina da scrivere officia il rito) ed il tv acceso, che a sua volta ritorna il riferimento ad una tragedia greca (I sette contro Tebe): in questo caso il ciclo è sempre più ripetitivo nei fotogrammi colti soltanto casualmente dalla cadenzata panoramica nella stanza, che ogni volta, grazie alla luce, evidenzia nuovi antenati: un poster di Chaplin, una foto di Picasso.
"Les végétaux, les animaux, les vapeurs et les liquides, à mourir et à renaître tournent d'une façon plus ou moins rapide. La grande roue de la pietre nous paraît pratiquement immobile, et, même théoriquement, nous ne pouvons concevoir qu'un partie de la phase de sa très lente désagrégation."
Si bien que contrairement à l'opinion commune qui fait d'elle aux yeux des hommes un symbole de la durée et de l'impassibilité, l'on peut dire qu'en fait la pierre ne se reformant pas dans la nature, elle est en réalité la seule chose qui y meure constmment."
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