"Negli ultimi anni, sono stati realizzati diversi film sul conflitto
che ha insanguinato e diviso ciò che una volta era la Yugoslavia, tutti
quasi esclusivamente imperniati sulla Bosnia. Come yugoslavo di origine serba,
sentivo da tempo il bisogno di mostrare, attraverso il destino di "gente comune",
lo stato d'animo del mio popolo che, non va dimenticato, subisce ancor oggi,
nella vita di tutti i giorni, le conseguenze di un lungo embargo, che mirava
a indebolire il regime in atto ma in realtˆ non ha fatto che colpire i più
deboli. Ci sono voluti anni perché la Serbia democratica si risvegliasse
e chiedesse la caduta di un regime che ha prodotto una società basata
sulla legge del più forte. Oggi, purtroppo, è questa la legge
imperante nella maggior parte dei paesi slavi, dove la cultura del fatalismo
distrugge qualunque iniziativa di cambiamento. E' per questa ragione che Boris,
Mané, Dimitri, Ana, Kosta, Natalia e tutti gli altri, credono di avere
in pugno la loro vita e sono in realtà trascinati in una spirale di follia
balcanica. Il che non fa perdere loro il senso dell' umorismo e soprattutto,
non gli impedisce di dare prova di umanità. E' in questa umanità
che ripongo le mie speranze."
( Goran Paskaljevic)