Quando esiste il meraviglioso

La cultura nipponica è molto sensibile a un aspetto, evidenziato indirettamente dal cartello iniziale del film di Oshima Nagisa: i periodi di crisi – utili per elaborare il lutto di quanto si avverte come irrimediabilmente perduto, benché non ancora esaurito eppure nostalgicamente avvertito come ormai lontano – preludono a cambiamenti indotti spesso da fenomeni esterni alla comunità, per lo meno a partire da quelle navi di ferro al comando del commodoro Perry, che apparvero l´8 luglio del 1853 a poche miglia da Edo. Questi momenti di spaesamento, durante i quali l´unico stile accreditato è la sospensione, sono caratterizzati dal fatto che le certezze precedenti sfumano e i contorni della nuova era non sono chiari proprio come avviene ora con l´avvento di un nuovo volto della "balena bianca"; ricorrenti e documentate dalla cultura con espressioni e toni simili, queste modalità di rimeditazione sui periodi di transizione fanno soprattutto ricorso a temi e tropi simili anche a distanza di decenni, assumono così una sorta di maniera scritta nel dna dell´artista giapponese e descritta perfettamente dalla nippologa Maria Teresa Orsi:

"In un´epoca di disordini, i demoni si mescolano agli uomini e gli uomini a loro volta li frequentano senza averne paura. Quando il paese è governato, sia gli dei sia i demoni si nascondono senza lasciare tracce. Non esiste più il meraviglioso."