Nell´epilogo le immagini rallentano ulteriormente con l´intento di sottolineare dettagli statici, priilegiandoli rispetto a quelli dinamici anche cromaticamente: infatti il cumulo di cadaveri da cui gli operai traggono la materia per riempire la fossa è inquadrato evidenziando la testa sconciamente riversa di un morto in primissimo piano (quasi irrilevante se esistesse un movimento nell'inquadratura, mentre diventa imprescindibile incarnazione della guerra), testimone della stessa immagine che lo imprigiona, congelato in basso a sinistra, illuminato dalla propria camicia bianca, che richiama indignazione pietosa.
    La lunga nota di flauto, che accompagna queste impietose tumulazioni, rievoca la stessa emessa dal genis nel cimitero partigiano del Pendolo di Foucault: straziante tentativo di trattenere gli spiriti e un legame con le terribili immagini ammalianti per il glaciale soffio che accompagna il transito della Morte. Infatti il film si chiude su cannoni che innalzano immani colonne di neve e ghiaccio, dove i colori dell´iride sono stati consumati tutti e lasciano spazio al bianco su bianco della dissoluzione di un mondo assurdo: quei glaciali vapori di neve nascondono anche le visioni provenienti dal nostro inconscio più profondo, tuttavia esse sono sempre pronte a riemergere per farci inorridire ogni qualvolta un pazzo padrone del mondo minaccia di scatenare la guerra.