In uno sbuffare di fumo la tradotta da Przensji prende avvio a partire dalla didascalia di Leonardo: ¨Da Oriente a Occidente in ogni punto è divisione¨: il colore scelto è un rosso premonitore, che sottolinea surrealmente la presenza hic et nunc di quelle immagini affioranti da lontane passioni non concluse e di etnie disperse, perseguitate e di case forate dagli obici, come a Sarajevo di nuovo oggi. Tutto sotto l´egida di una croce che avvia il flusso di coscienza che scorre con i fotogrammi di questa Europa autoannientantesi. Un simbolo non più religioso, ma un momento che prelude alle immagini crudeli del finale: in tutto il film non si assiste mai al momento della morte di uomini o a gesti che diano morte (sarebbe esibizione di un atteggiamento in qualche modo a misura di uomo); esiste invece all´inizio il senso di oppressione per quanto sta per avvenire ed è già in atto, inevitabile. Il corpo centrale del film si evolve in uno spazio di sospensione, rappresentato dalla prigionia ed infine, saltando lo scontro, si completa il racconto con la desolazione del campo dopo la battaglia e con il riempimento della fossa comune, che rimane spalancata, pronta ad inghiottire altre vittime; assurgendo a spiegazione del memento mori iniziale, espresso in modo così inquietante, perché fuori dallo spazio opportuno di un cimitero ed estraneo anche ad un tempo definito.