Non può essere le due cose insieme

Il plot riesce a mediare una molteplicità di possibili contatti tra i due: Celia potrebbe limitare gli approcci all'universo di Izzy commentandone solo la guarigione letta su un giornale e fare la pubblicità ad uno shampoo, o semplicemente provare sensazioni indotte dalla musica di Izzy: c'è un ventaglio di intrecci possibili tra i due destini che sono tutti legittimati e solo la maestria di Auster riesce a rendere credibile la soluzione più magica legata alla pietra, rivelata da una twilight zone che descrive in un singolo fotogramma le due luci, volutamente risultato della loro somma: quella blu del sogno (come dice Borges) e quella che illumina la realtà, entrambe attardate per un attimo sul volto di Celia, in lotta tra loro e fuse in un'unica luminescenza che prolunga la predominanza della magia blu con le predisposizioni emotive che trasmette, perché simbolica dell'esistenza di molti destini diversi in un solo spazio e in un limitato momento infinitesimale; inoltre aiuta a focalizzare l'interesse del film sui molti momenti di sovrapposizioni di nature diverse. Perciò è probabile che l'autore abbia avuto presente il racconto di Borges nel quale le pietre con una particolare emissione di luce blu si moltiplicano e si riducono senza regola, suggestiva metafora della fantasia, che nel film diventa suggerimento ad essere disponibili a "sentire" la presenza di molteplici storie che ci coinvolgono, e del cinema, che è luce, come quella emessa dalle lucciole, catturate dal giovane Izzy.
Si raggiunge il percorso voluto attraverso scelte tra due diverse possibilità: i giochi sulla propria natura iniziati da Celia e proseguiti, attraverso l'episodio dell'aereo con lo stronzo enorme sul cesso ("Cosa avresti fatto?"), fino alla rivelazione dei due soci musicisti della convivenza di due nature in Izzy, aspetto che gli permette di vivere due vite diverse, contemporanee e con epiloghi opposti: il dilemma ricorrente sulla scelta da operare tra due opzioni viene rintuzzato dapprima sommessamente e infine esplicitamente con il riconoscimento della convivenza di due o più anime ("Sei tutt'e due, capo. Sei un cane con le ali".), risolvendo la domanda ontologica fondamentale: "Sono qui ... o non ci sono?", "Che differenza c'è? La vita è sempre un'illusione, no?", che risponde al dialogo con la dottoressa all'ospedale che dà inizio al dilemma tra arbitrarietà destinale e deliberata intenzionalità.
La Twilight Zone più volte evocata e citata ellitticamente anche con l'allusione a Matheson (The incredible shrinking man, un film che si fondava sugli influssi di un flusso radiattivo e luminoso, fu sceneggiato dall'autore della maggioranza degli episodi della serie televisiva "Twilight Zone", omaggiata da Landis in uno splendido film a episodi scomparso da quindici anni) trova qui la motivazione della sua pervasiva caratterizzazione dei momenti essenziali del film: a fronte della costante dicotomia tra opposti si propone invece la fusione di varie nature, dunque si può azzardare che quello a cui assistiamo è la presa di coscienza di essere a metà del guado tra vita e morte, dove tutto può avvenire e nulla è precisamente definito. Si sa soltanto che ogni elemento proviene dalle ultime percezioni di Izzy: quasi tutto il film è contenuto sulla parete osservata mentre piscia.