"Mi hai davvero deluso", così esordisce la rievocazione di Max, che s'inizia in un luogo, che non coincide con la sua conclusione, contravvenendo alle regole della circolarità, ma utile perché con la fine dei dieci secondi del morto si debbono trovare nuovi spazi per proseguire, trasmettendo la sensazione di ossessiva ripetizione che attanaglia il pubblico nel momento in cui ci accorgiamo che si ricomincia con l'istruzione del giovane allievo, una volta "terminato" il primo, saltando una generazione, innescando un rapporto privilegiato come quello tra nonni e nipoti.

La coazione a ripetere sottrae poesia, ma arreca valore aggiunto al processo di reificazione delle figure individuali a favore dell'omologazione televisiva contraria all'artigianato. Proprio questa spersonalizzazione è il massimo sponsor di un mondo che insegna a lavorare (= uccidere) in serie, in modo ripetitivo e senza la competenza dei vecchi che fa scegliere un'arma in base al carattere della vittima: il contrario della serializzazione, del just in time che impedisce di controllare completamente un processo, un prodotto, dei gesti indotti dall'abitudine o dall'istinto, senza contributi dell'intelligenza. Invece Kassovitz correda la lezione sulle differenze tra le armi attraverso una classificazione scientifica delle tipologie di potenziali vittime, isolandole con un sapiente uso del teleobiettivo e della messa tra parentesi tramite sfocature, che collocano i possibili clienti nel mirino della mdp, ogni volta usando sfumature di ripresa diverse.