Wagner è moralista (pleonastica e qualunquista la battuta su giornalisti e politici: "I veri assassini"), razzista (barzelletta del nero sul ramo), omofobo(la differenza tra un gay e una teiera?). Un perfetto cittadino della fortezza Europa, normale, con un mestiere da tramandare, una deontologia professionale rigorosa. È un artigiano come non ce ne sono più quello che, proponendo a Pollicino/Max di diventare apprendista, vuole "trovare risposte" su un mondo che lo sta accantonando per perpetuare una tradizione destinata a perdersi.

Perciò è un po' reazionario: per salvaguardare la tradizione deve aggrapparsi al sistema in tutte le sue emanazioni di un tempo, perpetuandole a dispetto di quel treno e di quella irrefrenabile caduta. Il problema è che Serrault lo fa diventare quasi eroico nel suo inane e vieppiù flebile sforzo di testimoniare i bei modi del passato, sempre più frustrato dalla delusione, mentre dovrebbe esaltarne lo squallore, pari all'insipienza degli altri due.