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12/03/2005
Ultraimmaginari... È ancora possibile sognare la realtà?

Asino - La vita è un miracolo - KusturicaAltro editoriale (forse) impossibile sullo scorrere delle immagini. Dove sono tutte le immagini a scorrer(ci) dentro, davanti, dietro. Abbiamo già, per forza, rinunciato, purtroppo, ad occuparci solo di cinema. Nel numero 550 di Filmcritica Edoardo Bruno descrive l’ennesimo passaggio/incrocio confuso tra le varie metafore (della visione, come vorrebbe Brakhage) tra elezioni presidenziali statunitensi e The manchurian candidate di Demme. Tutte le immagini sono ormai ridotte a modelli di ipocrisia retorica. Le si può scomporre a piacimento, divertirsi coi vari segni, significati tangibili e non. Per questo nello scorso editoriale mischiamo il video dei "terroristi" con brani filmici (a piacimento?). Certo non voglio qui affermare in maniera banale quello che già sappiamo sullo statuto di ogni immagine. Ma il senso politico, l'attitudine al commento fatto di pensiero critico si scontra con la potentissima coltre del consenso che Giorgio Bocca (su Venerdì di Repubblica) ha stigmatizzato perfettamente con la breve frase "assolutamente sì" (indovinate chi sono i paladini di questa nuova dottrina della Sicurezza...). Non si capisce come la certezza del PENSIERO UNICO riesca a spuntarla sempre di fronte alle totali incertezze su tutti gli eventi (quelli almeno considerabili tali, vedi a proposito la riflessione di Ghezzi in Sentieri Selvaggi su Morte del Papa/Fuori Orario). Sulla dinamicità dell’evento, il piegarsi ostinato verso i sentimenti più irrazionali. Un altro noto commentatore, Giulietto Chiesa, ha da tempo ammesso i limiti per interpretare i "fatti". Occorre procedere per ricostruzioni, sintomi, segnali apparentemente dissociati che d'improvviso rivelano qualche altra coerenza. Il giornalismo così diventa un puzzle da ricostruire senza figure certe. Mentre i giornalisti si scaldano i culi per cercare il timbro di voce e l’espressione giusti per comunicare l’ennesima "notizia" passata da altri.

Noi, idealisti dell’immaginario, ci arrendiamo di fronte a tale potenza dell’immaginario imposto. Se proponessimo dal nostro sito di non votare più a nessuna elezione e se proponessimo un progetto di immaginari anarchici. Forse pochi sarebbero in grado di coglierne il valore, il senso [persino dopo il Saggio sulla lucidità di Saramago]. Del resto, Blob va avanti da decenni, ma la maggior parte crede sia una raccolta di errori, gaffe, non percependone l’idea alla base: il montaggio vertoviano, unica autentica documentazione del reale. La finzione documentata, così come si accumula nei palinsesti televisivi, non è la fine del pensiero, ma l’inizio per articolare qualche possibilità del reale che ancora ci appartenga. Non si tratta dunque di rifiutare la pletora asfissiante di immagini, ma di riconvertirle in dato pregnante critico di elaborazione del pensiero individuale. Chiaro che, prima di tutto, occorra svincolarsi dai binari dei ragionamenti prefissati, dalle attenzioni dirette verso una sola parte, dal ricatto emotivo, vero e proprio punto di forza della comunicazione contemporanea globale.

Asino - La vita è un miracolo - Kusturica

Così siamo arrivati al punto che film “militanti” possano solo raccontare indirettamente le storie o a mo’ di diario intimo come Ingannevole è il cuore più di ogni cosa di un’Asia Argento strafottente, oppure nell’altra unica prospettiva, quella straniante e distaccata di Le avventure acquatiche di Steve Zissou di Wes Anderson. Qui troviamo la tipica messa in abisso, non recepita da molta critica. Non c’entra la drammaturgia nel film di Anderson, altrimenti non si capisce niente dell’operazione di superamento del racconto, dell’obiettivo di cimentarsi in una multivisione di corpi marionette che suscitano insieme alle scenografie una quantità incredibile di stimoli e suggestioni. Bisogna ricominciare dalla percezione dell’immagine e non dalla erronea percezione di un presunto contenuto. I corpi di Burton nel suo ultimo film Big Fish rimandano ad una poetica dell’immaginario da ritrovare. Che poi è la stessa cosa fatta dall’ultimo film di Kusturica. Altro che politiche della guerra e della pace. Altro che Storia. Chi sono i veri protagonisti di La vita è un miracolo? Gli animali. Talmente evidente che non l’ha visto nessuno e l’asino bressoniano è lì nell’ultima scena a svelarci tutto l’immaginario che ancora dobbiamo conquistarci di fronte alla totale superiorità del non umano (anche la sovraesposizione di grandi paesaggi – compresa l’altra faccia nella ricostruzione controllata dall’uomo in miniatura, ingegneristica del plastico - ci dimostrano con la loro semplice presenza la valenza di un miracolo in atto).

Svegliamoci dunque. Di segni ce ne sono ancora molti in giro, guardate la televisione senza volume, e lo schermo del cinema al di là della trama. Quali soavi sorprese...

Andrea Caramanna