Riflessi di echi di movimento in un interno

5. Onanismo borghese autocontemplativo
Dreamers di Bertolucci

Di nuovo i rapporti con la famiglia sono la buccia di banana per quella generazione di artisti (borghesi): è chiaro che la loro esperienza poteva essere quella descritta, ma metterla in scena in quel modo significa generalizzare e dare ragione alla destra (e tra questa comprendiamo il Pci) che ha sempre dipinto il sessantotto come solo costituito da giovani borghesi.

E allo stesso modo è falsamente generica l'esportazione di quell'esperienza sulla strada: è corretto che i due gemelli facciano la loro scelta personale, è corretto mostrare quel ribellismo e quella repressione; diventa parziale e fazioso se - come in questo caso - non c'è spazio per le molte sfaccettature del movimento.
Altrettanto vero è che non ci sarebbe stato lo spazio per mostrare tutto, ma allora bisognava cercare di evitare che si sovrapponessero una storia così contesa e il testo, che ha una sua dignità e dei momenti di cinema puro, il cui pregio è accentuato dalla cinefilia, che trasforma Lolita con gli occhiali da sole nella Venere di Milo formato Gilda.

Il citazionismo è davvero pregevole per quello che diventa mescolanza di vita e cultura, brani di film che diventano spezzoni di vita; peccato che gradualmente non diventi soltanto un giochino di maniera, ma che si trasformi in una nostalgica rincorsa dei modi di giocare con le proprie conoscenze (che erano scherzi tra redattori dei Cahiers) che fecero dei film nouvelle vague dei freschi saggi di cinema.

Dunque è geniale la citazione di Greta Garbo o di Mouchette che ritenta il suo suicidio, o Top Hat che stempera la tensione, proprio come Fred Astaire: sono tutti inserti che aggiungono significato al racconto, affabulano per il fatto che si incastonano perfettamente in quello che viene narrato e il loro confondersi con le immagini "attuali" amalgamano i due universi, proprio come nel mondo onirico di Morgan matto da legare di Reisz, sicuramente riferimento del sottotesto di Bertolucci, quello lasciato fuori dall'esplicitazione diffusa che sembra compendiare tutto ma in realtà lascia fuori alcui riferimenti maggiormente legati al linguaggio adottato o vi allude in modo molto meno evidente (la padella di uova non ha nulla a che vedere con Warhol? e perché non spegnerci una sigaretta in mezzo, visto il contesto in cui vi si allude?); giustapposto invece appare Scarface e le altre citazioni legittimate solo dai giochini asfittici, che denunciano unicamente un sapere enciclopedico del cinema e non come per le sequenze legate al profilmico del racconto sviluppato da Bertolucci.
E allora ancora una volta spunta il fantasma di Welles dietro alla nouvelle vague, rivelando come tutto questo nostro discorso che inizia con Giordana (che non merita nemmeno si sciupino due parole) e finisce a Ciprì e Maresco sia un F for fake. .