Editoriale

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2/6/2001
Sterminatori di pellicole. Il ritorno... (parte prima)
(leggi la seconda parte)

Procuratevi un telefono dotato di modem-fax, un leasing per sostenere le spese della bolletta, alcune confezioni di valium, una connessione alla rete, un catalogo di tutti i film in distribuzione (Uicc lo distribuisce). Se un’illuminazione per una rassegna cinematografica vi ha folgorato, ora potete cominciare ad affrontarne le conseguenze.

Ovviamente non ce la farete mai senza la preziosa tuta antivaccate. Corredata degli appositi retrorazzi vi servirà per potervi districare nel pantano delle distribuzioni italiane, dal quale affioreranno talvolta personcine capaci e volenterose, competenti e … rassegnate: sono in via di estinzione e abitano la riserva ecologica delle cineteche, come la splendida Alba Gandolfo della Griffith, la cui voce genovese, già per questo incline alla disillusione, sembra costernata dall’assenza di passione dei macellai addetti alla distribuzione, che per comodità chiameremo Lucernoni Simona, un nome fittizio che nel suo trasandato anonimato si attaglia bene al ruolo di commessi di drogheria svolto da chi si occupa della delicata attività di custodia e distribuzione di pellicole con la sensibilità di un caimano incrociato per la solerzia con un bradipo

Vi è balenata l’idea di organizzare una rassegna su un periodo, un genere, un regista che risalgono a più di dieci anni fa…? Perché siete ridotti a vivere di ricordi? Cancellateli, suvvia! azzerate le vostre sinapsi, la memoria a lungo termine non è di moda: bisogna proiettarsi verso il futuro e non ripiegarsi su un passato forse esaltante, ma irrimediabilmente perduto. Ve ne renderete conto se la tuta vi sosterrà nel vostro lungo e faticoso percorso di guerra; il problema è arginare le reazioni della tuta, tanto imponderabili quanto estemporanee sono le improvvisazioni degli operatori nelle distribuzioni, improntate il più delle volte alla inebriante sensazione di onnipotenza.

Blier-MAuric pianista non riesce a tagliarsi le vene. Ci pensa la distribuzione

Quel passato fatto di sensazioni suggerite nella sala buia dalle luci in bianco e nero proiettate su uno schermo è smarrito. Perduto come il mondo di Jurassic Park, eppure sono pellicole che hanno fatto la storia dell’immaginario collettivo anche solo quello dei vostri padri, senza risalire troppo indietro nell’albero genealogico: ad esempio Quai des Orfèvres, di Clouzot, è del ’47, in italiano si chiamava Legittima difesa, avrebbe dovuto difendersi dai distributori: terminato, distrutto, macerato nell’acido, poltiglia introvabile. Ombre del passato, come recitava un altro splendido titolo di Dmytrick, del 1945, desaparecido, speriamo dolcemente come nel titolo originale (Murder my sweet). Ma persino i più recenti sono stati giustiziati dalla mannaia, come l’Aldrich di Kiss me deadly, la sua morte è precoce, se si considera che Un bacio e una pistola - questo è il titolo italiano - è solo del 1955.

Triste caso di morte precoce: baci rubati mortalmente dalla criminale distribuzione

Tutti decessi non annunciati da nessun necrologio, le esequie mai officiate da nessuno, anzi i cadaveri sono occultati dopo che la lupara bianca opera per conto di mandanti che rimangono occulti: le cinque domande del giornalismo dovrebbero applicarsi a un nuovo contratto con gli italiani. "Se non riuscirò a svelare 4 dei 5 dubbi che offuscano la soluzione del giallo e la scoperta del colpevole delle Fiamme del peccato [un Wilder introvabile] che hanno avvolto la celluloide, indosserò Le catene della colpa [le trovate alla Griffith, rubricate alla voce Tourneur, regista del quale non troverete null’altro in 35 mm.]". I dubbi sono sempre who (chi è il mandante: se c’è una commissione che decide il macero agisca alla luce del sole e non Mentre la città dorme, perché il film di Lang è solo nei ricordi dei più raffinati cinefili)? why (perché distruggere film innocenti)? what (in che modo si decide il delitto) where (c’è una cupola di assassini mafiosi)? when (è la domanda che si può eludere, ma fa parte del pacchetto)?

La gogna non solo le catene della colpa ci vorrebbero per incolti e dissennati distributori
Se avete testi cartacei a disposizione potete cominciare da quelli per stilare un primo elenco dei film che potrebbero animare la vostra manifestazione, facendoli interagire con i vostri ricordi. In quel caso i primi traumi saranno minimi, perché se il testo è in italiano collimerà con i vostri ricordi e vi proporrà titoli che avete avuto la fortuna di vedere al cinema o in televisione, ma se vi avventurate nell’imdb, lo sconforto e le prime lacerazioni nella tuta vi segnaleranno che vi siete imbattuti in quell’altra metà dei titoli, quel dark side of italian distribution, rappresentato da pellicole che non hanno mai varcato il sacro suolo della patria dove il "bel sì sona" al grido: "eccezione culturale", valido per definire eccezioni le sporadiche opere artisticamente valide con il visto per valicare le Alpi. Sono un’infinità i film che han fatto la storia del cinema fuori di qui, esiliati prima per ragioni di censura fascista - una precedente incarnazione di Storace - poi di censura bacchettona e soprattutto per calcoli commerciali ed evidente lungimiranza.

Dopo i primi sfoghi rabbiosi - esploderanno nel momento in cui scoprirete il costo dei sottotitoli elettronici, che vengono forniti in modo quasi monopolistico da una ditta di Firenze, utilizzata da tutti i festival - che la tuta vi aiuterà a superare con una pomata miracolosa spruzzata da ugelli applicati alla tuta e automaticamente spalmata sull’epidermide nel momento stesso in cui un’allergia vi riempirà di eczemi dovendo rinunciare al terribile e carissimo oversound, stilerete un lungo elenco di film che giudicate imperdibili: ognuno di quelli evoca una componente di quel genere, quel periodo, quel regista…, non riuscirete a immaginarvi la rassegna senza ciascuna di quelle perle; cominciate già ad assaporare alcune sequenze, certi tagli di inquadratura che ricordate, quelle luci che hanno spalancato un mondo… A quel punto la tuta diventa questione di vita o di morte: state per aprire il librone che repertoria le pellicole disponibili: "Il libro nero dello scempio italiano del cinema", un Delitto in pieno sole (quello lo trovate alla Lucana) uno sconcio che grida vendetta.
U N A S T R A G E.

Là dove c’era la vostra rassegna che abbracciava tutti gli aspetti, esemplificando con le sequenze il discorso che avevate intenzione di fare - avevate anche preparata una introduzione che illustrava il percorso - e che illustravano un’epoca, stili e gusti. Là dove i capolavori della storia del cinema trovavano il giusto contraltare in gioiellini poco conosciuti, o completamente dimenticati, rimane il nulla, vestigia di Idolo infranto (ce l’ha la Cineteca Nazionale), la desertificazione; lo sconforto comincia a prendere il sopravvento sulla sorpresa. Cominciate a chiedervi chi abbia avuto l’idea di mandare al macero la storia del cinema fatta celluloide che brucia e la tuta attenua con un sistema di serpentine lo sfrigolio dell’incendio che vi arde dentro per l’impunità di questi Trafficanti della notte (non trovate il film di Dassin nemmeno se piangete in cinese e non è un Mistero di Shanghai, perché anche quello non si trova). Ma non è finita: ben pochi proiettori in 16 mm. sono ancora in grado di accompagnarvi al termine di una proiezione; la manutenzione, l’età, il costo dei ricambi e la quasi totale scomparsa del formato suggeriscono ai cineclub di disfarsi del formato poco utilizzato. Il risultato è che anche quello sparuto gruppetto di superstiti viene nuovamente decimato dal tipo di pellicola che potete proiettare. Prendete la prima confezione di valium e andate a dormire: domani vi aspetta lo scontro con le distribuzioni.