Chapeau

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sequenze da applauso
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Nick's Movie - Wim Wenders
Ultime parole di Nick Ray...
(Filmato QuickTime3 - 530KB)

Il video come "cancro" del cinema
di Cristina Monti
(tratto da Cinemah n.1 - 1992)

"Mi chiedo come sia possibile continuare con Nick che sta morendo. Lo stiamo sfruttando? E' giusto riprendere il suo grido di agonia, di disperazione totale ?".
(Tom Farrell, diario delle riprese).

Il dubbio di aver oltrepassato il limite del lecito, del filmabile si ripropone continuamente durante la realizzazione di "Nick's Movie-Lighting over water" (W. Wenders - N. Ray 1979). Si teme soprattutto di stare approfittando della situazione delicata in cui Nicholas Ray si trova, egli è malato di cancro da più di un anno, sa di non avere molto tempo a propria disposizione, vorrebbe comunque poter ancora dedicarsi ad un ultimo film, come estremo tentativo di ritrovare un'identità prima di morire. E' talmente legato al cinema da percepire la struttura filmica come una sorta di "griglia interpretativa" e spera possa dotare di senso anche questo momento critico dell'esistenza, "Stava cercando nel film una soluzione per la morte che non esiste nella vita" (1). Sarà in particolare Wenders ad interrogarsi sulla legittimità del proprio ruolo "Fui di nuovo assalito da un panico paralizzante. Chiedevo troppo a Nick? Dove cominciava e dove finiva la mia responsabilità?". E' diviso tra la consapevolezza di essere un semplice strumento nelle mani di Nicholas Ray "Se noi abbiamo portato a termine le riprese, se abbiamo montato e ultimato il film lo dobbiamo in fondo al fatto che sentivamo una responsabilità determinante: quella di azionare la cinepresa per Nick, dargli la possibilità di rappresentare se stesso di lavorare ..." (2) ed il timore di aver influito eccessivamente sull'impostazione finale del film, sulla decisione di Nick di esporsi in maniera così radicale.

Totale di una strada deserta di New York all'alba.
In sovrimpressione una data 8.4.1979.
Entra in campo un vecchio taxi, si ferma e ne scende un uomo, Wenders, con indosso un impermeabile chiaro.

Quest'inquadratura con cui si apre "Nick's Movie" è stata strutturata riferendosi esplicitamente alla sequenza iniziale de "L'amico americano"(Wenders 1977), in cui Dennis Hopper scende da un taxi nello stesso punto di West Broadway, per recarsi nel loft di Nicholas Ray. Si stabilisce fin dall'inizio una sorta di continuità ideale tra i due film, "L'amico americano" aveva fornito occasione al nascere dell'amicizia tra Wenders e Ray è perciò sentito da entrambi come punto di partenza di quel rapporto di stima e di reciproca fiducia che ha reso possibile il fragile equilibrio delle riprese di "Nick's Movie". Nicholas Ray vorrebbe mantenere un collegamento anche a livello diegetico tra le due opere, costruendo il proprio personaggio in riferimento a quelIo che interpretava ne "L'amico americano", "Ti voglio leggere questa introduzione ... è un film su di un uomo, un artista di sessant'anni. Ha fatto molti soldi con i suoi primi quadri. Ma non è stato capace di vendere le sue ultime opere, e ha un altro desiderio, oltre al denaro: riconquistare la completa stima di se stesso prima di morire. E' inguaribilmente malato di cancro e lo sa ...". Wenders si opporrà a questa struttura mediata dalla finzione coerentemente con la propria concezione filmica, vorrebbe che il regista di "Gioventù bruciata" e "Johnny Guitar" impersonasse se stesso. "Perché farne un pittore, quando ha il tuo nome? Perché visto che sei tu non fa film invece di dipingere?... Perché non farne un film su di te?". Elimina l'ultimo velo che Nicholas Ray aveva tentato di frapporre tra sé ed il mezzo tecnico di ripresa, lo costringe ad esporsi fino in fondo.

Nick's Movie"Storie che esistono solo nelle storie, mentre la vita scorre nel corso del tempo, senza il bisogno di manifestarsi in storie.". Questa frase, pronunciata ne "Lo stato delle cose" (Wenders 1981) da Friedrich Munro, regista impersonato da Patrick Bauchau sintetizzerà ulteriormente l'avversione di Wenders per le "storie", la finzione cinematografica, a favore della pura registrazione della realtà nello scorrere del tempo. L'aspirazione ad un cinema fenomenico rimane comunque un termine soprattutto ideale all'interno della produzione del regista tedesco, caratteristiche intrinseche al mezzo cinematografico si frappongono alla sua piena attuabilità. Wenders ne è consapevole, sa però anche che tra le varie arti quella cinematografica può forse maggiormente avvicinarsi alla vita e individua nella produzione del regista giapponese Yasujiro Ozu una compiuta realizzazione di questa potenzialità, "La vita reale esiste solo nella vita reale ... credo comunque che il cinema abbia molti punti di contatto con questa vita ... Il cinema ci aiuta a vivere, contiene la nostra vita almeno a livello potenziale, può illuminarla ... E' per questo che ho una grande stima, quasi di tipo religioso per i film di Ozu; perché credo che nel suo paradiso, nel tempo paradisiaco dei suoi film ci sia una stretta relazione con la nostra vita" (3).

In "Nick's Movie" l'intreccio di realtà e finzione risulterà particolarmente complesso, Wenders afferma di averlo impostato come un "film normale", "Io volevo - forse è meglio che dire che volevo fare un film di finzione - volevo fare un film ... dargli la superficie di un film" (4). Nicholas Ray durante la propria carriera registica si è sempre espresso in quella forma, Wenders ritiene perciò sia la più adatta per fissarne anche l'estremo sforzo produttivo. Interverranno però presto complicazioni di vario tipo a infrangere questo proposito, ci si renderà conto dell'impossibilità di trattare le reazioni di Nick di fronte alla malattia come pura finzione, la realtà è continuamente presente ad affermare la propria superiorità su ogni sforzo di ricrearla cinematograficamente. Ci si deve misurare con un momento critico dell'esistenza, la morte; proprio la sua imprevedibilità, il suo carattere aleatorio metteranno in crisi ogni tentativo di ridurla entro la forma definita di un film.

Questa dicotomia finzione-realtà verrà ulteriormente sottolineata dall'utilizzo di alcune scene girate in video, sono immagini molto dirette, brutali, che subentrano, attraverso stacchi netti, ad infrangere il carattere di finzione del film. Una piccola videocamera, azionata da Tom Farrell, impone a tratti il proprio punto di vista, "l'occhio elettronico" vaga distrattamente, determinando riprese confuse, caotiche. Si sofferma in maniera del tutto arbitraria su elementi tra loro eterogenei e li accosta in una successione disordinata, dissonante. Wenders sembra quasi voler accentuare l"'aleatorietà formale", "l'assenza di intenzionalità forte" del linguaggio video, a conferma della sua profonda avversione in questa fase, per le riprese elettroniche. Le definirà come una sorta di "cancro" del cinema, "immagini morte", spaventato in particolare dalle conseguenze che il diffondersi della tecnica video potrà avere sui linguaggi visivi che l'hanno preceduta. "Essendo cresciuto nell'epoca della fotografia, sia la registrazione elettronica dell'immagine (il video) che la sua trasmissione o ricezione (la televisione) non potevano offrirmi granchè rispetto alla qualità fotografica. A essere sincero, "video" non significava per me "io vedo" piuttosto "io non vedo" o perlomeno 'non vedo bene" (5).

In "Nick's Movie" Wenders inizia comunque già ad intuire alcune delle particolari potenzialità delle immagini elettroniche; si renderà infatti conto, in fase di montaggio della loro maggiore portata di veritá rispetto alle immagini in 35 mm. La bassa nitidezza e risoluzione delle riprese su nastro magnetico, l'illuminazione più fredda riescono a fissare la malattia di Nick in tutta la sua drammaticità. "L'odiato linguaggio video" rivela inattese doti documentaristiche, sembra infiltrarsi tra le "rassicuranti" e apparentemente equilibrate immagini su pellicola mettendole in discussione dall'interno. Durante il primo stacco video la telecamera svela continuamente il carattere di finzione del film: inquadra i tecnici della troupe mentre predispongono le riprese, sorprende Wenders che risolve alcuni problemi di raccordo... conducendo così lo sguardo dello spettatore al di là della continuità diegetica, d i cui svela l'assoluta artificiosità. Particolarmente brutale e diretta risulterà essere la sequenza girata in ospedale, dove Nick è stato ricoverato urgentemente in seguito ad una crisi. La videocamera sembra invadere lo spazio privato della sofferenza, registrare freddamente l'espressione stanca e ormai demotivata di Nicholas Rav, che inizia a dubitare della possibilità di trovare una soluzione nel film. "E' stato il comune entusiasmo, l'uno per l'altro, che ci ha fatto sembrare tutto giusto. E poi ...", "Non riesco ... non sono riuscito nemmeno nelle cose più semplici." Entrambi appaiono delusi dai risultati ottenuti Wenders è ossessionato dall'idea che il film possa danneggiare Nick, ucciderlo, "Era un'idea che mi paralizzava... L'insicurezza, la confusione, la paura inconscia e tutto il resto, mi hanno fatto girare scene che non mi piacevano. E credo che ieri sera mentre vedevi i "giornalieri", anche tu abbia provato la stessa cosa. Il film, come l' abbiamo realizzato, è troppo pulito, aggraziato, quasi leccato. E questo credo sia dovuto soltanto alla paura." Teme in particolare di avere innescato un processo voyeuristico, tradendo quelle che erano le premesse imposte da Nick, che aveva accettato di impersonare se stesso a condizione che anche Wenders recitasse una parte, si esponesse. I1 presupposto di realizzare un film basato sulla loro amicizia avrebbe dovuto garantire un maggiore equilibrio durante le riprese, allontanando il rischio di concentrarsi morbosamente sulla malattia. Wenders sente però spesso di essere distratto da problemi tecnici che lo distolgono dal proposito di condividere lo stato di Nick. Proverà per questo forti sensi di colpa, esplicitamente espressi nella sequenza dell'incubo, dove, in un fin troppo evidente processo di immedesimazione, immagina di trovarsi sul letto della sofferenza di Nick, fatalmente ripreso dalla videocamera di Tom Farrell. Wenders continuerà a sentire questa forte responsabilità anche dopo la morte di Nicholas Ray, che nel film viene appena sfiorata, sostituita dalle immagini ariose della giunca che trasporta l'urna funeraria. Sarà infatti il timore di avere tradito Nick, di essersi tirato indietro, ad influire notevolmente sulla sua decisione di realizzare un secondo montaggio del film. "Przygodda privilégiait la figure de Ray moribond, les piétinements d'un tournage hasardeux, le malheur de l'équipe murée dans son impuissance et sa volonté de bien fair. Il est certain qu'en remontant le film, Wenders a trahi quelche chose il a trahi le film de Przvgodda, lé document brut et dur. On peut le déplorer. Mais il est également certain qu'il a trouvé le vrai sujet du film, ni la mort de Ray, ni le tournage, mais la vérité de son rapport à Ray (6).


NOTE
(1) Le battute citate sono riprese dalla "Lettura alla moviola" di "Nick's Movie" a cura di Mario D'Amico e Enrico Magrelli, 1982.
(2)"The act of seeing", Wim Wenders, 1992.
(3) Wenders, 1992.
(4) "Wim's Movie, seconda versione", intervista a cura di Serge Daney.
(5) Wenders, 1992.
(6) "Wim's Movie", Serge Daney Cahiers du Cinema.