Attualità di Gregory Corso. Vi mettete a ridere? Lo so: vi sembra azzardato di fronte a una situazione disperata di un mondo sempre più fascistizzato nelle sue espressioni ancor prima che politicamente. Eppure persino quei ragazzotti che credono di essere rappresentati dagli ideali liberisti di un plutocrate mediatico o i giovani deprivati che hanno portato Bush alla Casa Bianca, se interpellati riguardo alle loro idiosincrasie, direbbero che tra le loro massime aspirazioni alligna la volontà di liberarsi dalle pastoie dottrinarie. E quale altro se non questo esempio di totale scatenamento proveniva dal gruppo di amici che incisero così profondamente sulle scelte anarchiche del movimento sixties: tutti, non solo Kerouac, in ogni loro manifestazione e gesto quotidiano furono globalmente coinvolti dalla loro scelta artistica di totale rifiuto delle regole e di qualunque ideologia totalizzante tanto che fecero della loro scandalosa organizzazione dei materiali espressivi come delle azioni che li portarono ad arresti e scontri con il comune senso della decenza, che si dimostrò profondamente anacronistico. Portarono così in superficie un disagio pari a quello attuale, dovuto alla distanza tra le attese di prodotti originali dell’espressione culturale in sintonia con lo spirito del tempo e l’offerta.

Ciò che manca ora è una serie di scapestrati abbastanza ribaldi da inventarsi un nuovo Pull my Daisy senza poi cambiare atteggiamento dopo essere divenuti guru: Kerouac si continuò a presentare ubriaco alle interviste, Ginsberg non smise di provocare, Corso di essere simpaticamente eccessivo…Diedero la giustificazione per tutti gli altri a "esprimersi".
Corso ebbe quell’intuizione della "bomba": nel periodo in cui tutti parlavano di plutonio e uranio impoverito egli dedicò alla bomba un paradossale atto d’amore, provocando intere schiere di benpensanti, riportando la bomba a semplice simbolo dell’uomo e metafora del suo livello evolutivo e pertanto da amare come l’uomo, allo stesso modo dell’uomo. Scagliandosi poi contro un Dio di morte per il disgusto di vivere in un mondo in cui si può abbandonare un bimbo in un parco o uccidere una persona sulla sedia elettrica. E soprattutto ammantando l’intero esacerbato strale con la stessa ironia al vetriolo di cui si servirà Kubrick con evidente riferimento al lavoro beat nel film con Peter Sellers.

Ma un altro incrocio con il cinema evidenzia la forza dirompente del Marriage già poetica dissacrazione dell’istituzione matrimonio nel testo di Corso, messo alla berlina in versi e in immagini nel film corale: il menage della coppia ospite del monologo descrivente l’irriverente intreccio di Pull my Daisy (scritto da Ginsberg e Kerouac a partire da una filastrocca e da un fatto reale deformato occorso a Neal Kassady, interpretato da Gregory Corso – che rivitalizzava ogni qualvolta si ammosciava l’improvvisazione sul tema della sceneggiatura imparata a memoria – e Alfred Lesile, con tutti gli altri autori presenti in scena a fare casino e diretto da Robert Frank al suo esordio nel tentativo di riordinare il caos della vita beat, a metà tra fiction e realtà, ma non chiedetemi quale metà sia) viene sovvertito con l’uso dell’ingenuità, della spontanea dissertazione dadaista, della evidenza della convenzionalità delle situazioni, della pulsione all’improvvisazione scatenata dalla sopraffazione delle inibizioni, dallo spirito di Un chien andalou. Ed è ancora Corso il centro attorno al quale ruota la ripresa, superando persino il carisma di Ginsberg, meno naturale dell’unico beatnik nato davvero al Greenwich Villane e a 16 anni già ospite delle patrie galere.

Loro hanno ormai sfogliato integralmente la margherita e sembra che si debba ricominciare tutto daccapo: una cifra di questo regresso è che probabilmente, riproposte ora, le loro incantate performance sarebbero altrettanto provocatorie; il problema è che chiunque le ripeschi, finirebbe con interpretare un ruolo, mentre loro erano proprio naturalmente surrealisti. Ma il raccordo con i geniali artisti delle avanguardie storiche non andrà perduto integralmente: qualcuno fra qualche anno troverà modo di far esplodere una nuova bomba che liberi lo spirito surrealista, congelato come Merlino nei ghiacci di un’epoca incapace di vedere l’aura onomatopeica negli oggetti mercificati.